Pagine

martedì 1 febbraio 2011

the waste land spiegazione e traduzione

La genesi
Il poemetto venne scritto da Eliot mentre era in vacanza in Svizzera, a Losanna, per riprendersi da un esaurimento nervoso, nel dicembre del 1921 e gennaio del 1922. Ne spedì il dattiloscritto all'amico e connazionale Ezra Pound che intervenne massicciamente, tanto che Eliot gli dedicò il poemetto definendo Pound "il miglior fabbro" (espressione presa da Dante Alighieri, che definiva così il poeta provenzale Arnaut Daniel nel canto XXVI del Purgatorio). Il lavoro di Pound sul testo fu soprattutto di riduzione, perché si trattò essenzialmente di tagli che in un caso portarono all'eliminazione di decine e decine di versi (nella sezione IV, non a caso la più breve del poemetto). La versione dattiloscritta era lunga quasi il doppio della Terra desolata come venne pubblicata nel 1922; comunque,
Il lavoro di riscrittura vide anche l'intervento della moglie di Eliot, Vivien Haigh-Wood.
Il titolo
Il titolo è altamente significativo. La "terra desolata" è contemporaneamente la terre gaste dei poemi epici medievali, cioè un territorio devastato, sterile e mortale che devono attraversare i cavalieri per arrivare al Graal (uno dei simboli centrali del poemetto), e il mondo moderno, contrassegnato dalla crisi e dalla sterilità della civiltà occidentale, giunta forse al termine del suo percorso: non va ignorato il fatto che la prima guerra mondiale, terminata neanche quattro anni prima della pubblicazione del poemetto, era stata vissuta come un'inutile e folle strage che aveva dilapidato milioni di vite e portato quasi alla bancarotta le grandi nazioni europee. La "terra desolata" è anche Londra, città dove Eliot risiedeva, e nella quale ha ambientato alcune scene del poemetto (come quella conclusiva della prima sezione, che si svolge sul ponte di Westminster).
La struttura
È praticamente impossibile descrivere sinteticamente la Terra desolata. In effetti, in questo poemetto ci sono voci diverse di diverse persone che parlano talvolta lingue diverse: il primo titolo di una sezione introduttiva, divisa in due parti e soppressa per consiglio di Pound, era "He Do the Police In Different Voices", una frase di Charles Dickens (tratta dal suo romanzo Our Mutual Friend) che significa "rifà la polizia con voci diverse", detto di un ragazzo che sapeva leggere in modo particolarmente vivace le notizie di cronaca nera sul quotidiano. Le diverse voci possono essere di personaggi (come Marie, la nobildonna lituana che parla per prima nel poemetto, o la coppia di sposi nella seconda sezione), oppure citazioni delle più disparate opere letterarie e artistiche in generale (nel poemetto si trovano versi di Dante, Baudelaire, Ovidio e numerosi altri poeti, ma anche brani del Tristano e Isotta di Richard Wagner). Tra le voci si distingue quella di Tiresia, che funge da alter-ego del poeta, ma è al tempo stesso il personaggio ripreso dall'Eneide virgiliana: Tiresia, che tutto ha visto e tutto sa, funge in più punti da disincarnato e distaccato narratore.
Il poemetto è diviso in cinque movimenti, tanto che alcuni studiosi lo hanno paragonato a una sinfonia, o un quartetto per archi (la struttura in cinque parti torna non a caso nell'ultima grande opera poetica di Eliot, i Quattro quartetti).
L'epigrafe in apertura del poema doveva essere “The horror! The horror!” ("L'orrore, l'orrore!"), da Cuore di tenebra di Joseph Conrad, ma Ezra Pound, che non stimava affatto Conrad, dissuase il poeta: fu così che il poemetto si aprì con un frammento dal Satyricon), in ogni caso assai adatto. La Sibilla di cui parla la citazione è naturalmente la profetessa greca che risiedeva a Cuma, celebre per gli oracoli enigmatici. La sua aspirazione più profonda era quella di invecchiare senza mai morire: il dio Apollo esaudì il suo desiderio, ma la sua vita - secondo Petronio - divenne un’agonia di noia, poiché essa, rinsecchita e chiusa in un'ampolla, veniva tormentata da gruppi di ragazzi fastidiosi. Il testo di Petronio è formato da frasi in latino e in greco, il che allude alla mescolanza di lingue (di nuovo le "different voices" di Dickens) che attraversa il poemetto.


I. La sepoltura dei morti
Il poemetto si apre con un rovesciamento dei valori tradizionali celebrati nei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, essendo tradizionalmente l'arrivo della primavera un evento festoso (finisce la penuria invernale di cibo, torna la stagione dei frutti e delle messi). Per Eliot, con una tipica ironia modernista, "Aprile è il mese più crudele": davanti al rifiorire della natura, l'uomo moderno, vuoto e senza scopo, sente in modo ancor più doloroso la propria sterilità interiore. I lillà sono un correlativo oggettivo per indicare il ricordo, il passato e sono i fiori connessi con i riti della fertilità.
Segue un flash-back che ci riporta al clima dell’Europa centrale intorno alla Prima guerra mondiale, con un chiaro riferimento alla Rivoluzione russa al verso 12. L’eleganza delle persone che frequentano i luoghi più alla moda dell’Europa rivela un’ansia comunicata grazie ai bruschi cambiamenti di sintassi.
Le allusioni al Vecchio Testamento (v. 20: Ezechiele predica contro la malvagità degli Israeliti, v. 22: Dio dice ad Ezechiele che romperà gli idoli eretti da Israele a falsi dèi) offrono un parallelo tra la domanda di Ezechiele “Figliuol d’uomo, queste ossa possono vivere?” e quella del poeta che chiede al lettore “quali rami crescono su queste macerie?”, una domanda retorica, dato che quest’ultimo conosce soltanto “un mucchio di rotte immagini, dove batte il sole, e l’albero secco non dà riparo, e il canto del grillo non dà ristoro”. L’appassionato ma condannato amore di Tristano ed Isotta è preso a modello universale, in modo da ridimensionare il moderno concetto di questo sentimento.
Alle citazioni da Wagner (in tedesco) segue un excursus ironico sulle figure profetiche personificate da Madame Sosostris, una chiromante dal nome che sembra una banale imitazione di qualche dea Egiziana, nonostante le sue predizioni si rivelino vere. Qui Eliot ha l'opportunità di inserire un altro importante tema del poemetto, quello dei tarocchi e dei loro simboli. La Belladonna è un veleno, mentre la dama delle rocce rimanda alla Monna Lisa per la sua enigmaticità. Il mercante con un occhio solo si riferisce a Mr Eugenedes, oltre che alla figura del Jack.
In seguito il poeta si riferisce alla City,il quartiere finanziario di Londra,simbolo dell'aridità del capitalismo e della società moderna. La critica alla City riprende gli stilemi provenienti da Baudelaire e Dante. Il poeta considera i suoi cittadini, bloccati in una routine distruttiva, paragonandoli dapprima agli ignavi dell'Inferno, a causa della loro totale indifferenza nei confronti del prossimo, e successivamente alle anime del limbo che, come loro, sperano in una vita migliore, ma non hanno alcuna speranza di cambiare la loro statica routine.
La figura di Stetson è paragonabile a quella dell'amico Ezra Pound che usava portare un cappello Stetson.
Con il riferimento alla Prima guerra punica Eliot intende universalizzare il problema, che altrimenti rimarrebbe legato alla città di Londra. Questa sezione si conclude con un riferimento alla prefazione de I Fiori del male di Baudelaire "Au lecteur" che descrive l'uomo affondato nella stupidità, nel peccato e votato al male, ma, tuttavia, il peggior mostro del serraglio infame dei suoi traviamenti è la Noia, definita come "monstre delicat". "Tu, lettor, lo conosci quel mostro delicato, ipocrita lettore, mio pari, mio fratello!"
II. Una partita a scacchi
I rapporti tra uomo e donna sono considerati sterili in questa Terra, poiché manca la comunicazione, sia verbale che sessuale. La frequente richiesta del barista enfatizza la pressione del tempo che scorre, fino ad arrivare all’addio di Ofelia, preso dall'Amleto, “Good night, ladies, good night, sweet ladies, good night, good night”.
III. Il sermone del fuoco
Il titolo è reso chiaro solo alla fine del canto, quando Eliot invoca le figure di Buddha e di Sant'Agostino, personalità ascetiche molto ammirate dal poeta.
La descrizione idealizzata dell’amore umano sullo sfondo di un Paradiso Terrestre è in contrasto con il concetto che ne ha la modernità, così sordido e squallido. Il Tamigi celebrato da Edmund Spenser nel suo Prothalamion è spoglio, non ci sono più “testimoni delle notti d’estate”, le ninfe che vi dimoravano sono partite..
La figura di Tiresia riprende il filone profetico, essendo quest’ultimo il massimo dei profeti del mondo classico. Poiché aveva infastidito due serpenti mentre questi copulavano, fu trasformato in donna, fino tornare uomo dopo sette anni. Intanto, Giove e Giunone stavano discutendo quale dei due sessi godesse di più nell'atto sessuale: lo chiesero a Tiresia, ed egli rispose che a godere di più era la donna. ,Giunone in collera, lo condannò alla cecità, ma Giove lo premiò concendendogli il dono di vedere il futuro.
IV. La morte per acqua
Tòpos del canto è, in contrapposizione al fuoco, simbolo di lussuria e di depravazione, l’acqua, che invece infonde un senso di purezza.
Un marinaio morto, dai tratti che sembrano quelli del Vecchio Marinaio di Coleridge, racconta la storia di un’uscita per andare a pescare finita in tragedia. L'episodio ha molti collegamenti con il viaggio di Ulisse come lo avevano immaginato
V. Ciò che disse il tuono
L’atmosfera dell’ultima sezione è quella di un dramma ricordato che degrada in un anti-climax: la morte di Gesù col riferimento alla sua agonia nel giardino del Getsemani. Come le parti precedenti avevano un elemento centrale, così il tuono ricorre frequentemente negli ultimi versi del poemetto; nella Bibbia, la voce di Dio è spesso descritta come simile ad un tuono, per cui l’allusione è palese.
Gli abitanti della terra desolata accettano un tipo di vita minimale senza la speranza di una resurrezione: sono uomini vuoti, cui solo il distante brontolio di un tuono suggerisce la primavera. Eliot descrive il viaggio attraverso la Terra Desolata di due cavalieri alla ricerca del Sacro Graal; essi sono intimoriti dall’apparente malevolenza di questo territorio così inospitale.
Grazie alle note lasciate dal poeta stesso, si capisce che dietro questa vicenda si nasconde il viaggio verso Emmaus e la decadenza dell’Europa orientale, che ha il suo epicentro nella Russia del 1917: la rivoluzione comunista offre profezie deludenti alle cieche masse, che ora vacillano nel loro deserto spirituale. Lo stesso concetto troviamo espresso in un’opera di Herman Hesse, “Intravedere il caos”: “Già metà d’Europa, almeno metà dell’Europa orientale, avanza sulla via del caos, guidata in una frenesia spirituale lungo il limite dell’abisso, e canta ubriaca. L’offeso borghese ride ai canti; il santo e il profeta li ascoltano con lacrime”. Eliot, che politicamente era su posizioni nettamente conservatrici, non aveva una buona opinione della rivoluzione russa
.Il poemetto termina, dunque, dopo i toni surrealistici e apocalittici, con “Shantih”, la pace ineffabile, la speranza della pioggia, di una ritrovata spiritualità. Ma il cadere della pioggia è atteso, agognato, non descritto. Il fatto che la benedizione sia in una lingua così distante dalla tradizione occidentale indica che la soluzione è ricercata, ma non raggiunta. In effetti, non si riesce a uscire veramente dalla terra desolata, e il Graal resta una speranza, qualcosa che non si riesce ad afferrare. Per Eliot il cammino verso una qualche certezza durerà ancora cinque anni.
Interpretazione
L’ambizione della Terra Desolata è totalizzante: essa vuole essere interpretazione complessiva del destino dell’uomo e della storia europea.
Caratteristiche importanti di tutto il poemetto sono la simultaneità, che rende possibile il contrasto tra cultura passata e sterilità moderna, e la decontestualizzazione, che provoca nel lettore un senso di spaesamento e di shock.
.Temi principali
Nel testo sono individuabili alcuni fondamentali nuclei tematici, che spesso corrispondono a miti tratti dalla tradizione occidentale (ma non solo, visto che la Terra desolata è intessuta di riferimenti al buddismo, in special modo nell'ultima sezione). Essi sono:
Il mito del Graal e la queste del cavaliere Parsifal (ripresa, tra l'altro, dal Roman de Perceval) che riesce a recuperarlo per salvare il regno di Re Artù (anche chiamato il Re Pescatore, e leggibile come una figura di Cristo) dalla sterilità e della morte. La ricerca nel mondo moderno, però, non ha successo, a differenza di quella di Parsifal: nella Terra desolata della modernità, la verità (anche etico-religiosa) resta inafferrabile.
I riti di fertilità descritti nel trattato di antropologia Il ramo d'oro di Sir James Fraser, che Eliot aveva letto con grande interesse, nei quali il sacrificio di un dio (p.es. l'egizio Osiride, ma anche Cristo) riporta la fertilità, e quindi la vita, al popolo che lo adora. I riti sono rievocati nel contesto di un mondo contemporaneo che è marcato da sterilità spirituale; quest'ultima s'incarna nel poemetto in una serie di figure di matrimoni e coppie sterili.
I tarocchi, che un saggio della scrittrice inglese Jessie Weston (intitolato From Ritual to Romance) aveva riconnesso al ciclo di leggende arturiane e al mito del Graal. Va detto che oltre ai veri arcani maggiori Eliot inserisce nel poemetto anche carte di sua invenzione.
La simbologia primaverile, che ritorna frequentemente nella letteratura inglese, a partire dai I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. La primavera nella Terra desolata però non porta fertilità e vita, e la quinta parte è in parte ambientata in un deserto, in parte segnata dall'attesa ansiosa della pioggia rigeneratrice (quella cantata da Chaucer nel suo poema) che però non arriva.
Lo squallore e l'alienazione della vita metropolitana nell'età moderna, contrapposta ironicamente al mito e ai grandi classici della letteratura antica. Nelle loro incarnazioni moderne le figure della tradizione occidentale, come Tiresia, o il Re Pescatore, subiscono inesorabilmente un degrado.
Rivalen, re di Lyonesse, ha sposato Biancofiore, sorella del re Marco di Cerniw (Cornovaglia); egli muore tuttavia poco dopo, in guerra. Prima di morire anch'essa dal dolore, Biancofiore partorisce un figlio, a cui dà nome Tristano. Il bambino è allevato da suo zio il re Marco, il quale è sottoposto al pagamento di un gravoso tributo dal re d'Irlanda. Diventato un giovane guerriero, Tristano decide di liberare la Cornovaglia da questa sottomissione e parte per l'Irlanda, dove riesce a uccidere il gigante Moroldo, fratello del re: viene tuttavia ferito con un colpo di spada avvelenato, ma è curato dalla figlia del re, Isotta, che non sa che egli ha ucciso suo zio. Tristano, una volta guarito, torna in Cornovaglia. Pressato di sposarsi per garantire al trono una successione, il re Marco decide di prendere per moglie colei a cui appartiene un capello d'oro, portato dal mare da un uccello. Tristano, ricordandosi di Isotta, parte per l'Irlanda, ma, appena arrivato, deve combattere un terribile drago. Lo uccide, ma viene ferito, e, ancora una volta, curato da Isotta, che si accorge allora che egli è colui che aveva ucciso il Moroldo: rinuncia tuttavia a vendicarsi ed è promessa in sposa a Marco per sanare le rivalità tra i due regni. Si imbarca dunque con Tristano verso la Bretagna. Ma la regina d'Irlanda affida all'ancella un filtro magico, da far bere ai due sposi la notte di nozze: essi allora si innamoreranno profondamente l'uno dell'altra. Durante la navigazione, però, Tristano beve per errore il filtro, credendo che sia vino, e lo offre a Isotta: i due cadono preda dell'amore. Isotta sposa comunque Marco, facendosi sostituire dall’ancella per la consumazione del matrimonio. Seguono mesi di amori clandestini, di trucchi e menzogne, durante i quali i due innamorati rischiano costantemente di essere ingannati dai invidiosi. Scoperti e condannati a morte, i due riescono a fuggire e si rifugiano nella foresta del Morrois. Dopo tre anni, il filtro comincia a indebolirsi: non sopportando più la vita allo stato selvaggio, ed essendo stati scoperti da re Marco, Tristano decide di restituire la donna al re, e parte: si reca allora in Bretagna dove sposa Isotta dalle Bianche Mani, con la quale tuttavia non consuma il matrimonio.
Nel frattempo l'innocenza della regina è continuamente messa in dubbio dai baroni malvagi, inducendola a reclamare un'ordalia. In base a quest'usanza, Isotta dovrà giurare di essere stata sempre fedele al marito stringendo in mano un ferro incandescente: se avrà detto la verità, Dio la proteggerà rendendole giustizia. Tristano si reca alla cerimonia travestito da lebbroso, e aiuta la regina a superare una pozzanghera. Così ella può giurare di non aver mai stretto altro uomo che suo marito e il lebbroso stesso. Più volte ancora Tristano si reca segretamente in Cornovaglia, travestito da pellegrino o da folle;. Ferito gravemente durante una spedizione, Tristano capisce che solo Isotta la Bionda può guarirlo e la manda a chiamare, chiedendo che vengano messe vele bianche alla nave con cui verrà, se lei accetta di venire, e vele nere se si rifiuta. Ella accetta, ma la sposa di Tristano, avendo scoperto il loro amore, gli riferisce che le vele sono nere. Credendosi abbandonato da Isotta, Tristano si lascia morire; la donna, arrivata troppo tardi presso di lui, muore di dolore a sua volta. Pentita per le conseguenze tragiche della sua menzogna, Isotta dalle Bianche Mani rimanda i corpi in Cornovaglia, facendoli seppellire assieme. Le piante che cresceranno sulla loro tomba, nocciolo e caprifoglio, si intrecceranno così strettamente che nessuno, mai, potrà separarle.
La terra desolata traduzione
I. La sepoltura dei morti
Aprile è il più crudele dei mesi, genera Lillà da terra morta, confondendo Memoria e desiderio, risvegliando Le radici sopite con la pioggia della primavera. L'inverno ci mantenne al caldo, ottuse Con immemore neve la terra, nutrì Con secchi tuberi una vita misera. L'estate ci sorprese, giungendo sullo StarnbergerseeCon uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato, E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten, E bevemmo caffè, e parlammo un'ora intera. Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch. E quando eravamo bambini stavamo presso l'arciduca, Mio cugino, che mi condusse in slitta, E ne fui spaventata. Mi disse, Marie, Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù.Fra le montagne, là ci si sente liberi.Per la gran parte della notte leggo, d'inverno vado nel sud.
Quali sono le radici che s'afferrano, quali i rami che crescono Da queste macerie di pietra? Figlio dell'uomo, Tu non puoi dire, né immaginare, perché conosci soltanto Un cumulo d'immagini infrante, dove batte il sole, E l'albero morto non dà riparo, nessun conforto lo stridere del grillo, L'arida pietra nessun suono d'acque. C'è solo ombra sotto questa roccia rossa,(Venite all'ombra di questa roccia rossa), E io vi mostrerò qualcosa di diverso Dall'ombra vostra che al mattino vi segue a lunghi passi, o dall'ombra Vostra che a sera incontro a voi si leva; In una manciata di polvere vi mostrerò la paura.
Frisch weht der Wind Der Heimat zu Mein Iriscb Kind, Wo weilest du?
>- Eppure quando tornammo, a ora tarda, dal giardino dei giacinti, Tu con le braccia cariche, con i capelli madidi, io non potevo Parlare, mi si annebbiavano gli occhi, non ero Né vivo né morto, e non sapevo nulla, mentre guardavo il silenzio, Il cuore della luce. Oed' und leer das Meer.
Madame Sosostris, chiaroveggente famosa, Aveva preso un brutto raffreddore, ciononostante E' nota come la donna più saggia d'Europa, Con un diabolico mazzo di carte. Ecco qui, disse, La vostra carta, il Marinaio Fenicio Annegato (Quelle sono le perle che furono i suoi occhi. Guardate!) E qui è la Belladonna, la Dama delle Rocce, La Dama delle situazioni. Ecco qui l'uomo con le tre aste, ecco la Ruota, E qui il mercante con un occhio solo, e questa carta, Che non ha figura, è qualcosa che porta sul dorso, E che a me non è dato vedere. Non trovo L'Impiccato. Temete la morte per acqua. Vedo turbe di gente che cammina in cerchio. Grazie. Se vedete la cara Mrs. Equitone, Ditele che le porterò l'oroscopo io stessa: Bisogna essere così prudenti in questi giorni.
Città irreale, Sotto la nebbia bruna di un'alba d'inverno, Una gran folla fluiva sopra il London Bridge, così tanta, Ch'io non avrei mai creduto che morte tanta n'avesse disfatta.Sospiri, brevi e infrequenti, se ne esalavano, E ognuno procedeva con gli occhi fissi ai piedi. Affluivano Su per il colle e giù per la King William Street, Fino a dove Saint Mary Woolnoth segnava le ore Con morto suono sull'ultimo tocco delle nove. Là vidi uno ch e conoscevo, e lo fermai, gridando: « Stetson! Tu che eri con me , sulle navi a Milazzo! Quel cadavere che l'anno scorso piantasti nel giardino, Ha cominciato a germogliare? Fiorirà quest'anno? Oppure il gelo improvviso ne ha danneggiato l'aiola?Oh, tieni il Cane a distanza, che è amico dell'uomo, Se non vuoi che con l'unghie, di nuovo, lo metta allo scoperto! Tu, hypocrite lecteur! - mon semblable, - mon frère!
II. Una partita a scacchi
Il Seggio sul quale sedeva, simile a un trono brunito, Risplendeva sul marmo, ove lo specchio Sorretto da colonne lavorate con tralci di vite Fra le quali un Cupido dorato spiava (Un altro sotto l'ala nascondeva gli occhi) Raddoppiava le fiamme ai candelabri A sette braccia riflettendo sul tavolo la luce Mentre lo scintillio dei suoi gioielli si levava A incontrarlo, da astucci di raso versato A profusione; in fialette d'avorio e vetro colorato Dischiuse, i suoi profumi stavano in agguato, sintetici e strani, Unguenti, polveri, liquidi - turbavano, Confondevano e annegavano il senso nei profumi; spinti dall'aria Che entrava fresca dalla finestra, ascendevano Alimentando le fiamme lunghe della candela, Soffiavano il loro fumo nei laquearia, Animando i motivi del soffitto a lacunari. Un bosco enorme sottomarino nutrito di rame Bruciava verde e arancio, incorniciato dalla pietra colorata, Nella cui luce mesta un delfino scolpito nuotava. Sull'antico camino era dipinta, Come se una finestra si aprisse sulla scena silvana, La metamorfosi di Filomela, dal re barbaro Così brutalmente forzata; eppure là l'usignolo Empiv a tutto il deserto con voce inviolabile E ancora ella gemeva, e ancora il mondo prosegue, « Giag Gíag » a orecchi sporchi. E altri arbusti di tempo disseccati Erano dispiegati sui muri a raccontare; forme attonite Si affacciavano chine imponendo silenzio nella stanza chiusa. Scalpicciavano passi sulla scala. Alla luce del fuoco, sotto la spazzola, i suoi capelli Si spiegavano in punte di fuoco, Splendevano in parole, per ricadere in una cupa calma.
"Ho i nervi a pezzi stasera. Sì, a pezzi. Resta con me. Parlami. Perché non parli mai? Parla. A che stai pensando? Pensando a cosa? A cosa? Non lo so mai a cosa stai pensando. Pensa."
Penso che siamo nel vicolo dei topi Dove i morti hanno perso le ossa.
"Cos'è quel rumore?" Il vento sotto la porta. "E ora cos'è quel rumore? Che sta facendo il vento?" Niente ancora niente.
E non sai "Niente? Non vedi niente? Non ricordi Niente?"
Ricordo Quelle sono le perle che furono i suoi occhi. "Sei vivo, o no? Non hai niente nella testa?"
Ma 0 0 0 0 that Shakespeherian Rag... Così elegante Così intelligente "Che farò ora? Che farò?" "Uscirò fuori così come sono, camminerò per la strada "Coi miei capelli sciolti, così. Cosa faremo domani? "Cosa faremo mai?" L'acqua calda alle dieci. E se piove, un'automobile chiusa alle quattro. E giocheremo una partita a scacchi, Premendoci gli occhi senza palpebre, in attesa che bussino alla porta.
Quando il marito di Lil venne smobilitato, dissi - Non avevo peli sulla lingua, glielo dissi io stessa, SVELTI PER FAVORE SI CHIUDE Ora che Albert ritorna, rimettiti un po' in ghingheri. Vorrà sapere cosa ne hai fatto dei soldi che ti diede Per farti rimettere i denti. Te li diede, ero presente. Fatteli togliere tutti, Lil, e comprati una bella dentiera, Lui disse, lo giuro, non ti posso vedere così. E io nemmeno, dissi, e pensa a quel povero Albert, E' stato sotto le armi per quattro anni, si vorrà un po' divertire, Se non lo farai tu ce ne saranno altre, dissi. Oh è così, disse lei. Qualcosa del genere, dissi. Allora saprò chi ringraziare, disse, e mi guardò fissa negli occhi. SVELTI PER FAVORE SI CHIUDE Se non ne sei convinta seguita pure, dissi. Ce ne sono altre che sanno decidere e scegliere se non puoi farlo tu. Ma se Albert si sgancia non potrai dire di non essere stata avvisata. Ti dovresti vergognare, dissi, di sembrare una mummia. (E ha solo trentun anni.) Non ci posso far niente, disse lei, mettendo un muso lungo, Son quelle pillole che ho preso per abortire, disse. (Ne aveva avuti già cinque, ed era quasi morta per il piccolo George.) Il farmacista disse che sarebbe andato tutto bene, ma non sono più stata la stessa. Sei davvero una stupida, dissi. Bene, se Albert non ti lascia in pace, ecco qui, dissi, Cosa ti sei sposata a fare, se non vuoi bambini? SVELTI PER FAVORE SI CHIUDE Bene, quella domenica che Albert tornò a casa, avevano uno zampone bollito, E mi invitarono a cena, per farmelo mangiare bello caldo - SVELTI PER FAVORE SI CHIUDE SVELTI PER FAVORE SI CHIUDE Buonanotte Bill. Buonanotte Lou. Buonanotte May, Buonanotte. Ciao. 'Notte. 'Notte. Buonanotte signore, buonanotte, dolci signore, buonanotte, buonanotte.
III. Il sermone del fuoco
La tenda del fiume è rotta: le ultime dita delle foglie S'afferrano e affondano dentro la riva umida. Il vento Incrocia non udito sulla terra bruna. Le ninfe son partite. Dolce Tamigi, scorri lievemente, finché non abbia finito il mio Canto. Il fiume non trascina bottiglie vuote, carte da sandwich, Fazzoletti di seta, scatole di cartone, cicche di sigarette O altre testimonianze delle notti estive. Le ninfe son partite. E i loro amici, eredi bighelloni di direttori di banca della City; Partiti, e non hanno lasciato indirizzo. Presso le acque dei Lemano mi sedetti e piansi... Dolce Tamigi, scorri lievemente, finché non abbia finito il mio canto. Dolce Tamigi, scorri lievemente, perché il mio canto non è alto né lungo. Ma alle mie spalle in una fredda raffica odo Lo scricchiolo delle ossa, e il ghigno che fende da un orecchio all'altro. Un topo si insinuò con lentezza fra la vegetazione Strascicando il suo viscido ventre sulla riva Mentre stavo pescando nel canale tetro Una sera d'inverno dietro il gasometro Meditando sul naufragio del re mio fratello E sulla morte del re mio padre, prima di lui. Dei bianchi corpi ignudi sul suolo molle e basso E ossa, gettate in una piccola soffitta bassa e arida, Smosse solo dal piede del topo, un anno dietro l'altro. Ma alle mie spalle di tanto in tanto odo Suoni di trombe e motori, che condurranno Sweeney da Mrs. Porter a primavera. Oh la luna splendeva lucente su Mrs. Porter E su sua figlia Che si lavano i piedi in «soda water» Et O ces voix d'enfants, chan tant dans la coupole!
Tuit tuit tuit Giag giag giag giag giag giag Così brutalmente forzata. Tiriù
Città irreale Sotto la nebbia bruna di un meriggio invernale Mr. Eugenides, il mercante di Smirne, Mal rasato, con una tasca piena d'uva passa C.i.f. London: documenti a vista, M'invitò in un francese demotico Ad una colazione al Cannon Street Hotel Seguita da un weekend al Metropole.
Nell'ora violetta, quando gli occhi e la schiena Si levano dallo scrittoio, quando il motore umano attende Come un tassì che pulsa nell'attesa, Io Tiresia, benché cieco, pulsando fra due vite, Vecchio con avvizzite mammelle di donna, posso vedere Nell'ora violetta, nell'ora della sera che contende Il ritorno, e il navigante dal mare riconduce al porto.La dattilografa a casa all'ora del tè, mentre sparecchia la colazione, accende La stufa, mette a posto barattoli di cibo conservato. Pericolosamente stese fuori dalla fìnestra Le sue combinazioni che s'asciugano toccate dagli ultimi raggi del sole, Sopra il divano (che di notte è il suo letto) Sono ammucchiate calze, pantofole, fascette e camiciole. Io Tiresia, vecchio con le mammelle raggrínzite, Osservai la scena, e ne predissi il resto - Anch'io ero in attesa dell'ospite atteso. Ed ecco arriva il giovanotto foruncoloso, Impiegato d'una piccola agenzia di locazione, sguardo ardito, Uno di bassa estrazione a cui la sicurezza S'addice come un cilindro a un cafone rifatto. Ora il momento è favorevole, come bene indovina, Il pasto è ormai finito, e lei è annoiata e stanca, Lui cerca d' impegnarla alle carezze Che non sono respinte, anche se non desiderate. Eccitato e deciso, ecco immediatamente l'assale; Le sue mani esploranti non incontrano difesa; La sua vanità non pretende che vi sia un'intesa, ritiene L'indifferenza gradita accettazione. (E io Tiresia ho presofferto tutto Ciò che si compie su questo stesso divano o questo letto; lo che sedei presso Tebe sotto le mura E camminai fra i morti che più stanno in basso.) Accorda un bacio finale di protezione, E brancola verso l'uscita, trovando le scale non illuminate...
Lei si volta e si guarda allo specchio un momento, Si rende conto appena che l'amante è uscito; il suo cervello permette che un pensiero solo a metà formato Trascorra: « Bene, ora anche questo è fatto: lieta che sia finito. » Quando una donna leggiadra si piega a far follie E percorre di nuovo la sua stanza, sola, Con una mano meccanica i suoi capelli ravvia, E mette un disco a suonare sul grammofono.
« Questa musica presso di me scivolava sull'acque » E lungo lo Strand, fino alla Queen Victoria Street. O città, città, talvolta posso udire vicino A una qualsiasi taverna in Lower Thames Street Il lamento piacevole di un mandolino, E dentro chiacchiere e altri rumori Là dove a mezzogiorno i pesciaioli riposano: Dove le mura di Magnus Martir contengono Uno splendore inesplicabile di bianco e oro ionici.
Il fiume trasuda Olio e catrame Le chiatte scivolano Con la marea che si volge Vele rosse Ampie Sottovento, ruotano su pesanti alberature.
Le chiatte sospingono Tronchi c he vanno alla deriva Verso il tratto di fiume di Greenwich Oltre l'Isola dei Cani. Weialala leia Wallala leiaiala
Elisabetta e Leicester Remi che battono La prua era formata Da una conchiglia dorata Rossa e oro L'agile flusso dell'onda Si frangeva su entrambe le rive Il vento di sud-ovest Con la corrente portava Lo scampanio delle campane Torri bianche Weialala leia Wallala Ieialala
« Tram e alberi polverosi. Highbury mi fe'. Disfecemi Richmond e Kew. Vicino a Richmond alzai le ginocchia Supina sul fondo di una stretta canoa. »
« I miei piedi sono a Margate, e il mio cuore Sotto i miei piedi. Dopo il fatto Egli pianse. Promise "un nuovo inizio". Non feci commento. Di cosa mi dovrei rammaricare? »
« Sulle Sabbie di Margate. Non posso connettere Nulla con nulla. Le unghie rotte di mani sporche. La mia gente, gente modesta che non chiede Nulla. » la la
Poi a Cartagine venni
Ardere ardere ardere ardere O Signore Tu mi cogli O Signore Tu cogli
bruciando
IV. La morte per acqua
Phlebas il Fenicio, morto, da quindici giorni Dimenticò il grido dei gabbiani, e il fondo gorgo del mare, E il profitto e la perdita. Una corrente sottomarina Gli spolpò l'ossa in sussurri. Come affiorava e affondava Passò attraverso gli stadi della maturítà e della giovinezza Procedendo nel vortice. Gentile o Giudeo O tu che giri la ruota e guardi sopravvento, Considera Phlebas, che un tempo fu bello, e alto come te.
V. Ciò che disse il tuono
Dopo la luce rossa delle torce su volti sudati Dopo il silenzio gelido nei giardini Dopo l'angoscia in luoghi petrosi Le grida e i pianti La prigione e il palazzo e il suono riecheggiato Del tuono a primavera su monti lontani Colui che era vivo ora è morto Noi che eravamo vivi ora stiamo morendo Con un po' di pazienza
Qui non c'è acqua ma soltanto roccia Roccia e non acqua e la strada di sabbia La strada che serpeggia lassù fra le montagne Che sono montagne di roccia senz'acqua Se qui vi fosse acqua ci fermeremmo a bere Fra la roccia non si può né fermarsi né pensare Il sudore è asciutto e i piedi nella sabbia Vi fosse almeno acqua fra la roccia Bocca morta di montagna dai denti cariati che non può sputare
Non si può stare in piedi qui non ci si può sdraiare né sedere Non c'è neppure silenzio fra i monti Ma secco sterile tuono senza pioggia Non c'è neppure solitudine fra i monti Ma volti rossi arcigni che ringhiano e sogghignano Da porte di case di fango screpolato
Se vi fosse acqua E niente roccia Se vi fosse roccia E anche acqua E acqua Una sorgente Una pozza fra la roccia Se soltanto vi fosse suono d'acqua Non la cicala E l'erba secca che canta Ma suono d'acqua sopra una roccia Dove il tordo eremita canta in mezzo ai pini Drip drop drip drop drop drop drop Ma non c'è acqua
Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto? Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca C'è sempre un altro che ti cammina accanto Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato Io non so se sia un uomo o una donna - Ma chi è che ti sta sull'altro fianco?
Cos'è quel suono alto nell'aria Quel mormorio di lamento materno Chi sono quelle orde incappucciate che sciamano Su pianure infinite, inciampando nella terra screpolata Accerchiata soltanto dal piatto orizzonte Qual è quella città sulle montagne Che si spacca e si riforma e scoppia nell'aria violetta Torri che crollano Gerusalemme Atene Alessandria Vienna Londra Irreali
Una donna distese i suoi capelli lunghi e neri E sviolinò su quelle corde un bisbiglio di musica E pipistrelli con volti di bambini nella luce violetta Squittivano, e battevano le ali E strisciavano a capo all'ingiù lungo un muro annerito E capovolte nell'aria c'erano torri
Squillanti di campane che rammentano, e segnavano le ore E voci che cantano dalle cisterne vuote e dai pozzi ormai secchi.
In questa desolata spelonca fra i monti Nella fievole luce della luna, l'erba fruscia Sulle tombe sommosse, attorno alla cappella C'è la cappella vuota, dimora solo del vento. Non ha finestre, la porta oscilla, Aride ossa non fanno male ad alcuno. Soltanto un gallo si ergeva sulla trave del tetto Chicchirichì chicchirichì Nel guizzare di un lampo. Quindi un'umida raffica Apportatrice di pioggia
Quasi secco era il Gange, e le foglie afflosciate Attendevano pioggia, mentre le nuvole nere Si raccoglievano molto lontano, sopra l'Himavant. La giungla era accucciata, rattratta in silenzio. Allora il tuono parlò DA Datta: che abbiamo dato noi? Amico mio sangue che scuote il mio cuore L'ardimento terribile di un attimo di resa Che un'èra di prudenza non potrà mai ritrattare Secondo questi dettami e per questo soltanto noi siamo esistiti, per questo Che non si troverà nei nostri necrologi O sulle scritte in memoria drappeggiate dal ragno benefico O sotto i suggelli spezzati dal notaio scarno Nelle nostre stanze vuote DA Dayadhvam: ho udito la chiave Girare nella porta una volta e girare una volta soltanto Noi pensiamo alla chiave, ognuno nella sua prigione Pensando alla chiave, ognuno conferma una prigione Solo al momento in cui la notte cade, rumori eterei Ravvivano un attimo un Coriolano affranto DA Damyata: la barca rispondeva Lietamente alla mano esperta con la vela e con il remo Il mare era calmo, anche il tuo cuore avrebbe corrisposto Lietamente, invitato, battendo obbediente Alle mani che controllano
Sedetti sulla riva A pescare, con la pianura arida dietro di me Riuscirò alla fine a porre ordine nelle mie terre? Il London Bridge sta cadendo sta cadendo sta cadendo Poi s'ascose nel foco che gli affina Quando fiam uti chelidon - O rondine rondine Le Prince d'Aquitaine à la tour abolie Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine Bene allora v'accomodo io. Hieronymo è pazzo di nuovo. Datta. Dayadhvam. Damyata. Shantih shantih shantih
Thomas Stearns Eliot

venerdì 5 novembre 2010

Alice in Wonderland

Lewis Carroll was the pseudonym of Reverend Charles Lutwidge Dodgson, a lecturer in mathematics at Christ Church, Oxford, who lived from 1832 to 1898.In 1856, Carroll became close with the Liddell children and met the girl who would become the inspiration for Alice, the protagonist of his two most famous books.
Alice’s Adventures in Wonderland received mostly negative reviews when first published in 1865. Critics and readers alike found the book to be sheer nonsense,Carroll proposed a sequel to his publisher in 1866 and set to work writing Through the Looking-Glass. By the time the second book reached publication in 1871, Alice’s Adventures in Wonderland had found an appreciative readership.
sparknotes
In 1856, Carroll became close with the Liddell children and met the girl who would become the inspiration for Alice, the protagonist of his two most famous books. It was in that year that classics scholar Henry George Liddell accepted an appointment as Dean of Christ Church, one of the colleges that comprise Oxford University, and brought his three daughters to live with him at Oxford. Lorina, Alice, and Edith Liddell quickly became Carroll’s favorite companions and photographic subjects. During their frequent afternoon boat trips on the river, Carroll told the Liddells fanciful tales. Alice quickly became Carroll’s favorite of the three girls, and he made her the subject of the stories that would later became Alice’s Adventures in Wonderland and Through the Looking-Glass. Almost ten years after first meeting the Liddells, Carroll compiled the stories and submitted the completed manuscript for publication.
Alice’s Adventures in Wonderland received mostly negative reviews when first published in 1865. Critics and readers alike found the book to be sheer nonsense, and one critic sneered that the book was “too extravagantly absurd to produce more diversion than disappointment and irritation.” Only John Tenniel’s detailed illustrations garnered praise, and his images continue to appear in most reprints of the Alice books. Despite the book’s negative reception, Carroll proposed a sequel to his publisher in 1866 and set to work writing Through the Looking-Glass. By the time the second book reached publication in 1871, Alice’s Adventures in Wonderland had found an appreciative readership. Over time, Carroll’s combination of sophisticated logic, social satire, and pure fantasy would make the book a classic for children and adults alike. Critics eventually recognized the literary merits of both texts, and celebrated authors and philosophers as James Joyce .

Alice
Alice is a sensible prepubescent girl from a wealthy English family who finds herself in a strange world ruled by imagination and fantasy. Alice feels comfortable with her identity and has a strong sense that her environment is comprised of clear, logical, and consistent rules and features. She has confidence in her social position, education, and the Victorian virtue of good manners.Alice maintains a superior attitude and behaves with solicitous indulgence toward those she believes are less privileged.
The tension of Alice’s Adventures in Wonderland emerges when Alice’s fixed perspective of the world comes into contact with the mad, illogical world of Wonderland. Alice’s fixed sense of order clashes with the madness she finds in Wonderland. The White Rabbit challenges her perceptions of class when he mistakes her for a servant, while the Mad Hatter, March Hare, and Pigeon challenge Alice’s notions of urbane intelligence with an unfamiliar logic that only makes sense within the context of Wonderland. Most significantly, Wonderland challenges her perceptions of good manners by constantly assaulting her with dismissive rudeness. Alice’s fundamental beliefs face challenges at every turn, and as a result Alice suffers an identity crisis. She persists in her way of life as she perceives her sense of order collapsing all around her. Alice must choose between retaining her notions of order and assimilating into Wonderland’s nonsensical rules.


The Cheschire cat unique among Wonderland creatures. Threatened by no one, it maintains a cool, grinning outsider status. The Cheshire Cat has insight into the workings of Wonderland as a whole. Its calm explanation to Alice that to be in Wonderland is to be “mad” reveals a number of points that do not occur to Alice on her own. First, the Cheshire Cat points out that Wonderland as a place has a stronger cumulative effect than any of its citizens. Wonderland is ruled by nonsense, and as a result, Alice’s normal behavior becomes inconsistent with its operating principles, so Alice herself becomes mad in the context of Wonderland. Certainly, Alice’s burning curiosity to absorb everything she sees in Wonderland sets her apart from the other Wonderland creatures, making her seem mad in comparison.

The Queen of Hearts
As the ruler of Wonderland, the Queen of Hearts is the character that Alice must inevitably face to figure out the puzzle of Wonderland. In a sense, the Queen of Hearts is literally the heart of Alice’s conflict. Unlike many of the other characters in Wonderland, the Queen of Hearts is not as concerned with nonsense and perversions of logic as she is with absolute rule and execution. In Wonderland, she is a singular force of fear who even dominates the King of Hearts. In the Queen’s presence, Alice finally gets a taste of true fear, even though she understands that the Queen of Hearts is merely a playing card. The Gryphon later informs Alice that the Queen never actually executes anyone she sentences to death, which reinforces the fact that the Queen of Hearts’s power lies in her rhetoric. The Queen becomes representative of the idea that Wonderland is devoid of substance.
The Garden
Nearly every object in Alice’s Adventures in Wonderland functions as a symbol, but nothing clearly represents one particular thing. The symbolic resonances of Wonderland objects are generally contained to the individual episode in which they appear. Often the symbols work together to convey a particular meaning. The garden may symbolize the Garden of Eden, an idyllic space of beauty and innocence that Alice is not permitted to access. On a more abstract level, the garden may simply represent the experience of desire, in that Alice focuses her energy and emotion on trying to attain it.

The Caterpillar’s Mushroom
Like the garden, the Caterpillar’s mushroom also has multiple symbolic meanings. Some readers and critics view the Caterpillar as a sexual threat, its phallic shape a symbol of sexual virility. The Caterpillar’s mushroom connects to this symbolic meaning. Alice must master the properties of the mushroom to gain control over her fluctuating size, which represents the bodily frustrations that accompany puberty. Others view the mushroom as a psychedelic hallucinogen that compounds Alice’s surreal and distorted perception of Wonderland.

giovedì 4 novembre 2010

the turn of the screw H. James

Universalmente riconosciuto come una pietra miliare dello sperimentalismo formale, questo romanzo è basato sulle diverse connotazioni conferite alla narrazione dalla scelta del punto di vista, in grado di rappresentare gli eventi in maniera diametralmente opposta, rispetto alle altre prospettive possibili. Al punto che per la prima volta la storia narrata, non è più LA storia, ma solo UNA delle storie realmente possibili, perchè ogni cosa cambia e si trasforma a seconda del punto di osservazione, trama e personaggi sono mutevoli, cangianti, ingannevoli e come fantasmi sembrano dissolversi e rapidamente riapparire sotto multiformi vesti di momento in momento. Tanto che il lettore una volta chiuso il libro, non è più nemmeno in grado di dire egli stesso a quale delle possibili rappresentazioni abbia appena assistito, riuscendo comunque solo a riconoscere che, qualsiasi storia fosse delle tante possibili, ne è rimasto magicamente ammaliato subendone il fascino senza neanche sapere come.
Oltre ad essere un gran romanzo gotico, questo testo si presta a molteplici analisi essendo in esso tutto appositamente studiato per stupire, meravigliare ed irridere. Ogni dettaglio, la pur minima sfumatura, la più sottile percezione, sono stati concepiti per ottenere un determinato risultato, che sorprendentemente muta a seconda della chiave interpretativa con cui viene esaminato.
Vediamo il titolo per esempio, siamo in un’epoca letteraria in cui i titoli sono mediamente molto lunghi e tendono a descrivere l’oggetto della narrazione in maniera esaustiva, tipo Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni, Frankestein o il Moderno Prometeo, Alice nel Paese delle Meraviglie, o semplicemente ricalcano il nome del protagonista, Jane Eyre, Moll Flanders, Michele Strogoff, Dorian Gray, questo titolo sorprendentemente moderno, Giro di Vite, sembra alludere o precludere a consuetudini letterarie ancora da venire.
A una prima interpretazione il titolo, come spiegato dallo stesso autore nel prologo, anzi nell’antefatto, sta a simbolegggiare una situazione aggravante, il dramma che si aggiunge al dramma, la goccia che fa traboccare il vaso: all’inizio della storia, troviamo un gruppo di persone riunite attorno al fuoco intente (come accadde alla famosa compagnia di Byron, Polidori, Percy e Mary Shelley) a raccontarsi storie per passare il tempo, storie intense, storie terrificanti, storie spaventose, insomma storie di fantasmi, e uno dei presenti esordisce dicendo, cosa ci può essere di più orrorifico di una storia di fantasmi in cui sia coinvolto un bambino?
Semplice: una storia di fantasmi in cui appaiono non uno ma ben due bambini. In pratica un giro di vite.
Ed ecco spiegato il titolo, o meglio così iniziamo a credere, ma sarà poi vero? E’ davvero questa l’interpretazione corretta che possiamo dargli? Cos’è in definitiva una vite? Un oggetto metallico costruito ed ideato in maniera tale da conficcasi profondamente nel legno man mano che ruota su se stesso. Se ci soffermiamo su questa immagine cosa possiamo vedere da un’altro punto di vista? Qualcosa che si fissa girando su sè stessa e che penetra lentamente e inesorabilmente nella superficie che ha davanti, un atteggiamento psicologico e pscicotico, una debolezza umana, un attaccamento selvaggio a un’idea fissa, una volontà pervicace, ottusa, ed ostinata.
Siamo nel giusto? Non lo sappiamo, e non lo sapremo mai per tutta la durata del racconto, come non lo sapremo una volta che lo avremo terminato, e come non potremmo saperlo nemmeno se lo rileggessimo altre mille volte.
Ma qual’è l’io narrante scelto per realizzare questo innovativo stile letterario?
Molteplice anche questo: uno dei personaggi riuniti attorno al fuoco inizia raccontare una storia, a suo dire riportata da un suo amico, che a sua volta l’aveva letta in un diario.
Dunque un triplo passaggio. E chi è poi questo io narrante?
La protagonista diretta degli accadimenti, colei che è stata presente in ogni momento dello svolgimento, è una persona di tutta prova, di solida moralità, un’istitutrice, sufficientemente colta da non essere facile preda di isterismi o vittima di visioni, essa ci viene presentata, anzi si presenta da se stessa, come un soggetto degno della massima considerazione, tale per cui siamo costretti e quasi obbligati a prestare fede a ciò che dice, ciecamente, senza nulla chiedere nè domandare. E pure gli eventi riportati sono di una tale “non credibilità” da lasciarci perplessi, anche perchè quel che ci viene prospettato dalla giovane donna non è tanto la narrazione oggettiva, ma la interiorizzazione dei fatti, la sua visione personale quindi, la sua proiezione singola ed individuale. Allora non ci resta altro che rivolgerci nel dubbio agli altri attori della narrazione scenica per avere conferme da loro sulla realtà dei fatti.
Già, ma chi sono poi gli altri? Abbiamo un capostipite, che però appare distante, lontano nella sua casa di città, che si limita ad assumere un’istitutrice col preciso intento di non essere nè coinvolto nè disturbato per la gestione delle necessità quotidiane, e che dopo il primo capitolo non compare praticamente più se non per dire, a mezzo lettera “per cortesia non voglio essere disturbato, sbrigatevela da Voi”. Dunque non è un attore quanto piuttosto un “deus ex machina”, colui che mette in moto gli avvenimenti, e poi si mette in disparte ad osservare, e su di lui non possiamo far conto, non interverrà.
Poi abbiamo una governante, e il personale di casa, ma chi sono questi elementi? Personaggi appartenenti a una classe inferiore (il romanzo rivela tra le altre cose anche insospettate connotazioni sociali, se non socialiste), poco affidabili, emotivi, influenzabili, rozzi, ignoranti, chiaccheroni e creduli: che aiuto possiamo mai aspettarci da loro?
Chi altro allora? Ci sono gli altri due protagonisti, i bambini sui quali l’istitutrice deve vegliare, ma sono bambini appunto, creature deboli, in balia degli eventi, inconsapevoli vittime, al centro di un arcano mistero, di cui non hanno consapevolezza, e come potrebbero?
Non ci resta dunque nulla altro che riaffidarci nelle mani della giovane donna, che ci narra la storia, ed assistere con lei ai misteriosi eventi, e con lei schierarci quando essa ne rimarrà coinvolta e drammaticamente sconfitta.
Anche la prosa di James è infida, i suoi stessi passi narrativi traggono in inganno, dicono e non dicono, e al contempo dicono tutto e il contrario di tutto, questo testo, a ben guardare somiglia a un gioco di puzzle montato male, non c’è un pezzo che si incastri bene con gli altri, ma tutti fluttuano vorticosamente senza mai fermarsi, tanto che non riusciamo nemmeno a vederne bene la forma nè il colore nè la dimensione.
L’istitutrice arriva nella casa di campagna, con il tipico entusiasmo dei giovani, e si accinge a prendere in mano la conduzione della casa e l’educazione dei ragazzi con tranquilla e disinvolta sicumera, certa che le sue fragili spalle siano perfettamente in grado di reggere tale peso, ma ecco che, quasi subito, vede una figura spettrale, oscura e misteriosa, uno sconosciuto che la osserva con malanimo, e poi scompare. Chi è costui? Indagando e chiedendo scopre presto che le fattezze da lei descritte si attagliano perfettamente all’intendente di casa, morto tragicamente anni prima, anzi scomparso…
Bene, non importa: i ragazzi sono graziosi, docili e arrendevoli, apprendono con facilità e si prestano volentieri a collaborare con la nuova maestra, la governante offre il suo valido aiuto, il personale di servizio è efficiente ed affidabile, tutto scorre per il meglio, l’andamento della casa procede a meraviglia, l’educazione dei ragazzi è posta su solide basi, il compito sembra dunque essere più semplice del previsto, se non fosse… se non fosse per quest’uomo subdolo ed oscuro che continua ad apparire e a scomparire.
Ma presto qualcosa si inceppa, il meraviglioso meccanismo perde dei colpi, il pacifico progredire dei giorni esce dai consueti binari della tranquillità quotidiana, le apparizioni si moltiplicano, si insinua prima il dubbio, e poi la terrificante certezza che anche i bambini sappiano, che anche i bambini vedano… ma che per qualche oscuro motivo essi non dicano nulla.
Anche la governante sa, anche la governante vede, e confidandosi narra di malefiche influenze, di oscure malvagità che a tratti affiorano nel comportamento di quelle angeliche creature, di parole irripetibili proferite dalla piccola, di comportamenti indecorosi tenuti dal ragazzo, si insinua presto l’ombra di un maleficio, i ragazzi sanno, i ragazzi vedono, essi sono posseduti, vittime di un maleficio, colpiti da una maledizione.
Ed i fantasmi che appaiono ora sono due, la precedente istitutrice e l’intendente, colpevoli di una bieca relazione amorosa che infrangeva e i limiti di classe e i confini della decenza, fuggiti, morti, defunti, scomparsi, eppure vivi, tornati a prendere possesso dei ragazzi, o forse a rivivere attraverso essi e dentro di loro.
Ma sono veri questi fantasmi? Ci sono davvero? O sono un frutto della mente malata dell’istitutrice?
Forse le troppe responsabilità, il peso eccessivo che grava su di lei, forse la gioventù, l’inesperienza, un supposto amore ideale e impossibile per il suo austero datore di lavore, un eccesso di romanticismo, il forzato isolamento, forse tutto questo ha avuto ragione del suo equilibrio mentale, e la posseduta, la folle, la visionaria potrebbe alla fine essere solo lei? Ma allora perchè questi ragazzi sono così angelici, così perfetti nella loro arrendevolezza, così assolutamente candidi e innocenti, al punto da apparire quasi sospetti? Non sappiamo e mai potremmo dire da che parte sta la verità.
Quando ecco nelle pagine finali il mistero sembra svelarsi, dal fondo del tunnel cominciamo a intravedere una luce, che si avvicina, ora sta per illuminarci, quasi vediamo, quasi crediamo di capire, quasi comprendiamo il macabro gioco di prestigio di cui sicuramente siamo stati vittime ( e vi assicuro che a questo punto nemmeno un allarme antiareo o un incendio in salotto riuscirebbero a schiodarvi dalla vostra poltrona) e un attimo prima che la soluzione ci venga svelata, o forse giusto un attimo dopo, ricadiamo perplessi nelle tenebre più oscure della più impenetrabile non conoscenza.
Perchè alla fine ne sappiamo meno di quanto credevamo di sapere all’inizio, il vento ha girato e ha riportato l’imbarcazione in mare aperto, i flutti e i marosi ci sballottollano di qua e di là, le vele sbattono implacabali contro l’alberatura, gli spruzzi ci colpiscono sul viso, e noi vaghiamo senza meta in questo oceano sconfinato e non troveremo mai la strada. Perchè sapete cosa succede alla fine? Che la giovane e coraggiosa istitutrice, colta in fondo anch’essa dal dubbio di essere pazza, decide di uscire allo scoperto, e costringe le piccole creature ad affrontare le inquietanti visioni, di cui ovviamente davanti alla loro possibile o supposta innocenza prima non si era mai parlato, e gli chiede, non senza devo ammetterlo, un certo tono da invasata, allora li vedi? Dimmi che li vedi anche tu… Ottenendo dalla bimba un collasso immediato e una fortissima crisi di febbri epilettiche, che la costringono ad allontanarla e a mandarla sollecitamente dal medico di città accompagnata dalla governante. Fatto questo l’istitutrice resta ovviamente sola col ragazzo, il quale a momenti appare un bimbo sprovveduto ed ingenuo, ancora rivestito dei candidi panni dell’infanzia, a tratti invece appare un semi-adolescente inquieto e spavaldo, quasi in tentazione di sedurla. Messo a confronto anch’esso, brutalmente e con violenza, con l’ennesima apparizione, al reiterato: dimmi che anche tu la vedi… egli crolla folgorato tra le braccia della povera sconsolata avventata folle e coraggiosa istitutrice e, ci dice l’autore, il suo povero cuore ora non batte più.
Potete leggerlo e rileggerlo questo romanzo, e anche copiarlo parola per parola se credete che questo vi possa aiutare, e setacciare tutte le biblioteche alla ricerca di prefazioni, interpretazioni e recensioni, tutto quello che troverete sarà sempre e soltanto un grande, meraviglioso, incomparabile gioco di alchimia letteraria, mai tentato prima, e devo dire, mai eguagliato dopo.
Anche se, ve lo confesso, se solo Henry James fosse stato vivo gli avrei scritto o telefonato, per avere le mie risposte.

English
The phrase works as a metaphor that compares tale's effect on its recipients to a screw boring (perfora) into a hole. With each turn of the screw, the story's point is driven home, and its readers are pierced( trapassati) further and on a deeper level.
The Corruption of the Innocent
consider removing the children from the ghosts or trying to expel the ghosts from the house. Instead, the governess’s fears focus almost entirely on the potential “corruption” of the children—whether they were corrupted by Quint and Jessel when the latter were alive and whether they contiue to be similarly corrupted by the ghosts. Before she even knows about Quint, the governess guesses that Miles has been accused of corrupting other children. Although the word corruption is a euphemism that permits the governess to remain vague about what she means, the clear implication is that corruption means exposure to knowledge of sex. For the governess, the children’s exposure to knowledge of sex is a far more terrifying prospect than confronting the living dead or being killed. Consequently, her attempt to save the children takes the form of a relentless quest to find out what they know, to make them confess rather than to predict what might happen to them in the future.

ldren. Notably, while the governess is the character most fearful of and vigilant for corruption, she is also the least experienced and most curious character regarding sex. Mrs. Grose is married, and the uncle, though a bachelor, seems to be a ladies’ man. The governess is singularly horrified by Miss Jessel’s sexual infraction and apparently fascinated by it as well. We might conclude that the governess’s fear of the children’s corruption represents her projection of her own fears and desires regarding sex onto her charges.

The Destructiveness of Heroism
Whether or not the governess was correct in thinking that the children were being haunted, she was definitely wrong in thinking she could be the hero who saves them.
The fact that the governess was misguided in adopting a heroic stance suggests several interpretations. One possibility is that the forces of corruption are too powerful for one person to oppose. Perhaps the governess could have succeeded only with the concerted efforts of the school and the uncle, and perhaps the children could not have been saved. Another possible reason why her heroism might have been inappropriate is that childhood and innocence may be too fragile to be protected in such an aggressive fashion. The governess’s attempt to police and guard the children may have proven to be more damaging than the knowledge from which she wanted to protect them.
Forbidden Subjects
One of the most challenging features of The Turn of the Screw is how frequently characters make indirect hints or use vague language rather than communicate directly and clearly. The headmaster expels Miles from school and refuses to specify why. The governess has several guesses about what he might have done, but she just says he might be “corrupting” the others, which is almost as uninformative as the original letter. The governess fears that the children understand the nature of Quint and Jessel’s relationship, but the nature of that relationship is never stated explicitly. The governess suspects that the ghosts are influencing the children in ways having to do with their relationship in the past, but she isn’t explicit about how exactly they are being influenced. This excessive reticence on the part of the characters could reflect James’s own reticence (which was marked), or it could be interpreted as a satiric reflection on Victorian reticence about sex. More straightforwardly, it could be a technique for engaging the imagination to produce a more terrifying effect.
Silence
Sound acts as a signal of life and nature in The Turn of the Screw, and its absence is a predictor of the governess’s supernatural visions. Prior to the governess’s ghostly encounters, she experiences a hush in the world around her. When she first sees Quint in the tower, the sound of birds stops and the rustling of leaves quiets. The governess takes the scene to be “stricken with death.”

sabato 21 agosto 2010

G.B.Shaw

Life force

Shaw believed in evolution, in existence as part of a continuing process which goes beyond individual gratification and corresponds to a superior design. He believed that individual will a striving (sforzo) are essential factors in achieving progress. Evolution is brought about by a force that is to be located within the individual and that responds to a universal design of progress. Divinity expresses itself in the individual, but no every individual is divine, not evey individual posesses the life force, that collective, historical force of will power that drives humanity on to more advanced states. Higgins and Eliza are expression of the Life Force

Ibsenism
Ibsen’s plays constituted a radical break with that fashion. Ibsen wanted to photograph society and people as they really were. He faced up problems as sex, incest and venereal diseases, the role of woman and marriage in society. His theatre was not celebrating the status quo, but denouncing bourgeois hypocrisy. Following these ideas Shaw introduces the drama o ideas, a drama which is based neither on the development of plot or character, but prinicipally on a dialectic debate of political, social and moral ideas.Shaw wants you laugh here and feel pain but his aim is to gret you to think and debate topics and issues

THE FABIANS were Socialists who believed in gradual rather than sudden revolutionary progress. This was achieved through education and parliamentary reforms
Pygmalion derives its name from the famous story in Ovid's Metamorphoses, in which Pygmalion, disgusted by the loose and shameful lives of the women of his era, decides to live alone and unmarried. With wondrous art, he creates a beautiful statue more perfect than any living woman. The more he looks upon her, the more deeply he falls in love with her, until he wishes that she were more than a statue. This statue is Galatea. Lovesick, Pygmalion goes to the temple of the goddess Venus and prays that she gives him a lover like his statue; Venus is touched by his love and brings Galatea to life. When Pygmalion returns from Venus' temple and kisses his statue, he is delighted to find that she is warm and soft to the touch--"The maiden felt the kisses, blushed and, lifting her timid eyes up to the light, saw the sky and her lover at the same time" (Frank Justus)
Myths such as this are fine enough when studied through the lens of centuries and the buffer of translations and editions, but what happens when one tries to translate such an allegory into Victorian England? That is just what George Bernard Shaw does in his version of the Pygmalion myth. In doing so, he exposes the inadequacy of myth and of romance in several ways. For one, he deliberately twists the myth so that the play does not conclude as euphorically or conveniently, hanging instead in unconventional ambiguity. His added noisome details keep the story grounded and decidedly less romantic. Finally, and most significantly, Shaw challenges the possibly insidious assumptions that come with the Pygmalion myth, forcing us to ask the following:
-Is the male artist the absolute and perfect being who has the power to create woman in the image of his desires?
-Is the woman necessarily the inferior subject who sees her lover as her sky?
-Can there only ever be sexual/romantic relations between a man and a woman? -----Does beauty reflect virtue?
-Does the artist love his creation, or merely the art that brought that creation into being?
In this way, he draws our attention to his own art, and to his ability to create, through the medium of speech, not only Pygmalion's Galatea, but Pygmalion himself. More powerful than Pygmalion, on top of building up his creations, Shaw can take them down as well by showing their faults and foibles. In this way, it is the playwright alone, and not some divine will, who breathes life into his characters. While Ovid's Pygmalion may be said to have idolized his Galatea, Shaw's relentless and humorous honesty humanizes these archetypes, and in the process brings drama and art itself to a more contemporarily relevant and human level.
Two important themes in Pygmalion that may be traced back to Shaw’s family history are his oedipal complex (casued by hatred of his drunken father, and a frustrated love for unaffecionate mother)and the frustratios and snobbishness deriving from a shabby-genteel upbringing. The first is reflected in Higgin’s lack of interest in young ladies and his love for his mother
Pygmalion old and new
1) P. hates women; Higgins is a convinced bachelor
2) P.and Higgins are both creators
3) Both protagonists create a woman from discouraging material
4) P. creates a statue whoch represents an ideally beautiful woman; Higgins teaches Eliza to talk and act like an automaton. This is a crucial difference because H. Gives Eliza the means(language) that can use to turn against him. Since articulate speech was traditionally associated with intelligence, Higgins gives Eliza the gift of intelligence that will cause Eliza to seek her indipendence from Higgins
5) Galatea comes to life in answer to P’s prayers and they marry , Elizacomes to life of her own freee will and will refuse to marry Higgins
Pygmalion is about the construction of social class through language .In this play ,language is seen from two different perspective. For Higgins, it is a way of demonstrating that the difference between classes is merely a question of education , while for his pupil , Eliza, at the beginning it rapresents a real possibility for social advancement. The socio-scientific experiment at the centre of the play, however, is not a real success. The scientist Higgins hasn't taken into account its consequences. Eliza's transformation, after which she cannot go back to her old life. She is now truly a lady, but having neither money nor the right family background, there is no place for her in high society. Yet at the same time she has become alienated from her own working-class community. She finally rebels against Higgins because she fels he has betrayed her hopes. Her initial aspirations have revealed the limited role women can play in society.
Characters
Higgins He is a spoilt baby. He plays with people and used all means to achieve his goal. He is extremely clever; his desire to improve Eliza’condition corresponds to Shaw’s political views because he wished to elevate everybody’s condition of life
Eliza She is about 20 and she is HONEST: this is the root of her fundamental aspiration: to become a middle-class citizen Shaw imparts a lesson that everybody can learn-social progress is possible through education. Higgins wants to change the world, Eliza to change herself

Mrs. Warren's Profession
Play in four acts by
George Bernard Shaw, written in 1893 and published in 1898 but not performed until 1902 because of government censorship. The play's subject matter is organized prostitution.
Vivie Warren, a well-educated young woman, discovers that her mother has attained her present status and affluence by rising from poverty through prostitution and that she now has financial interests in several brothels throughout Europe. For years, an aristocratic friend of the family has been her partner. Vivie also discovers that the clergyman father of Frank, her suitor, had once been a client of her mother's.
Mrs. Warren states her position that poverty and a society which condones it are the true immorality. She asserts that life in a brothel is preferable to a life of grinding poverty as a factory worker. Vivie acknowledges her mother's courage in overcoming her past but rejects her continued involvement in prostitution. She severs her relationship with her mother, also rejecting Frank and the possibility of other suitors.
Apparire dunque significa essere? A questa domanda George Bernard Shaw, in riferimento a più di uno dei suoi capolavori, risponderebbe in maniera pirandelliana, che la necessità di sembrare quel che in realtà non si è, è dovuto ai rapporti con un tipo di società che non apprezza più le virtù, ma i vizi dovuti al benessere. La prostituzione, i matrimoni combinati , il facile guadagno sono fattori di una società malata che non apprezza più l'essere individuale: l'amore vero, i valori genuini, non esistono più, perché tutto è legato in qualche modo al denaro, la prima fonte per il quale l'uomo è disposto a tutto, anche a vendere il proprio io. Nelle sue commedie Shaw attacca in maniera dura e diretta il capitalismo inglese e i problemi connessi direttamente ad esso: la povertà , la prostituzione, l'emarginazione. E' utile a tal proposito prendere in esame la prefazione ad una delle sue famosissime opere "Mrs Warren's Profession":
L' "essere" che differenzia l'uno dall'altro, e tante volte "mascherato" dalle convenzioni del sistema, non ha in tutti i casi la passibilità di esprimersi a causa delle gerarchie sociali, talvolta insormontabili.Queste infatti tendono a favorire nella stragrande maggioranza chi non merita:chi "ha"; precludendo così ogni possibilità per chi invece ne è degno: chi "è". I problemi della Victorian age di Shaw non differiscono molto da quelli attuali. Ancora oggi si parla infatti di "raccomandati": crollano edifici, muoiono persone a causa di cure sbagliate: è solo il caso? Tante volte chi "sembra" purtroppo non è in realtà ciò che ci si aspetta: é opportuno allora l'aforisma di Shaw tratto dalla commedia Pygmalion:
... la differenza tra una signora e una fioraia non consiste nel modo in cui si comporta ma nel modo in cui viene trattata. I valori reali, quelli puri, non vanno cercati scalando i gradini della piramide sociale, ma dentro se stessi:l' "essere" di ogni uomo non deve poggiarsi sulle apparenze ma guardare oltre: una fioraia può così risultare una persona più "vera" e più "sana" di una, invece, benestante che forse non vale la pena neanche conoscere e imitare.
· L'opinione di Oscar Wilde
Mentre la critica di Shaw verso la società è una accusa diretta , altri autori per evitare censure cercano di giocare sul comico, genere fraintendibile e meno controllato, pur ottenendo lo stesso risultato : ammonire un mondo fatto di sole sembianze. Tra questi, l'autore che incarna meglio il ruolo è senza dubbio Oscar Wilde. Egli attraverso paradossi, malintesi, giochi di parole, fraintendimenti, sottolinea come la famiglia, l'amore, l'istruzione non siano altro che false verità, o meglio assurdità. Non esistono, ognuno pensa esclusivamente ai propri interessi di natura prettamente economica, svalutando al massimo ciò che conta in realtà: la vita. Cosi nella commedia " The importance of being Earnest", un nome può diventare più importante della persona stessa, può far innamorare e litigare, l'individualità al contrario non può che ridursi ad un ruolo marginale di passività e incompiutezza


Inglese: David Copperfield

Inglese: David Copperfield: "David Copperfield Although David narrates his story as an adult, he relays the impressions he had from a youthful point of view. We see how ..."

sabato 24 luglio 2010

David Copperfield

David Copperfield
Although David narrates his story as an adult, he relays the impressions he had from a youthful point of view. We see how David’s perception of the world deepens as he comes of age. We see David’s initial innocence in the contrast between his interpretation of events and our own understanding of them. Although David is ignorant of Steerforth’s treachery, we are aware from the moment we meet Steerforth that he doesn’t deserve the adulation David feels toward him. David doesn’t understand why he hates Uriah or why he trusts a boy with a donkey cart who steals his money and leaves him in the road, but we can sense Uriah’s devious nature and the boy’s treacherous intentions. In David’s first-person narration, Dickens conveys the wisdom of the older man implicitly, through the eyes of a child.
David’s complex character allows for contradiction and development over the course of the novel. Though David is trusting and kind,sometimes his behaviour towards Mr. Dick is not so good. David also displays great tenderness, as in the moment when he realizes his love for Agnes for the first time. David, especially as a young man in love, can be foolish and romantic. As he grows up, however, he develops a more mature point of view and searches for a lover who will challenge him and help him grow. David fully matures as an adult when he expresses the sentiment that he values Agnes’s calm tranquility over all else in his life.
Uriah Heep
Uriah serves a foil ( fa da contrasto)to David and contrasts David’s qualities of innocence and compassion with his own corruption. Though Uriah is raised in a cruel environment similar to David’s, Uriah’s upbringing causes him to become bitter and vengeful rather than honest and hopeful. Dickens’s physical description of Uriah marks Uriah as a demonic character. He refers to Uriah’s movements as snakelike and gives Uriah red hair and red eyes. Uriah and David not only have opposing characteristics but also operate at cross-purposes. For example, whereas Uriah wishes to marry Agnes only in order to hurt David, David’s marriages are both motivated by love. The frequent contrast between Uriah’s and David’s sentiments emphasizes David’s kindness and moral integrity.
While David’s character development is a process of increased self-understanding, Uriah grows in his desire to exercise control over himself and other characters. As Uriah gains more power over Mr. Wickfield, his sense of entitlement grows and he becomes more and more power-hungry. The final scenes of the novel, in which Uriah praises his jail cell because it helps him know what he should do, show Uriah’s need to exert control even when he is a helpless prisoner. But imprisonment does not redeem his evil—if anything, it compounds his flaws. To the end, Uriah plots strategies to increase his control. Because he deploys his strategies to selfish purposes that bring harm to others, he stands out as the novel’s greatest villain.
James Steerforth
Steerforth is a slick (flaso), egotistical, wealthy young man whose sense of self-importance overwhelms all his opinions. Steerforth underscores the difference between what we understand as readers and what David sees—and fails to see—in his youthful naïveté. David takes Steerforth’s kindness for granted without analyzing his motives or detecting his duplicity. When Steerforth befriends (aiuta) David at Salem House, David doesn’t suspect that Steerforth is simply trying to use David to make friends and gain status. Though Steerforth belittles (minimizza)David from the moment they meet, David is incapable of conceiving that his new friend might be taking advantage of him. Because Steerforth’s duplicity is so clear to us, David’s lack of insight into Steerforth’s true intentions emphasizes his youthful innocence. Steerforth likes David only because David worships him, and his final betrayal comes as a surprise to David but not to us.
The Plight ( condizione)of the Weak
Throughout David Copperfield, the powerful abuse the weak and helpless. Dickens focuses on orphans, women, and the mentally disabled to show that exploitation—not pity or compassion—is the rule in an industrial society. Dickens draws on his own experience as a child to describe the inhumanity of child labor and debtors’ prison. His characters suffer punishment at the hands of forces larger than themselves, even though they are morally good people. The arbitrary suffering of innocents makes for the most vividly affecting scenes of the novel. David starves and suffers in a wine-bottling factory as a child. As his guardian, Mr. Murdstone can exploit David as factory labor because the boy is too small and dependent on him to disobey. Likewise, the boys at Salem House have no recourse against the cruel Mr. Creakle. In both situations, children deprived of the care of their natural parents suffer at the hands of their own supposed protectors.
The weak in David Copperfield never escape the domination of the powerful by challenging the powerful directly. Instead, the weak must ally themselves with equally powerful characters. David, for example, doesn’t stand up to Mr. Murdstone and challenge his authority. Instead, he flees to the wealthy Miss Betsey, whose financial stability affords her the power to shelter David from Mr. Murdstone. David’s escape proves neither self-reliance nor his own inner virtue, but rather the significance of family ties and family money in human relationships.
Equality in Marriage
In the world of the novel, marriages succeed to the extent that husband and wife attain equality in their relationship. Dickens holds up the Strongs’ marriage as an example to show that marriages can only be happy if neither spouse is subjugated to the other. Indeed, neither of the Strongs views the other as inferior. Conversely, Dickens criticizes characters who attempt to invoke a sense of superiority over their spouses. Mr. Murdstone’s attempts to improve David’s mother’s character, for example, only crush her spirit. Mr. Murdstone forces Clara into submission in the name of improving her, which leaves her meek and voiceless. In contrast, although Doctor Strong does attempt to improve Annie’s character, he does so not out of a desire to show his moral superiority but rather out of love and respect for Annie. Doctor Strong is gentle and soothing with his wife, rather than abrasive and imperious like Mr. Murdstone. Though Doctor Strong’s marriage is based at least partially on an ideal of equality, he still assumes that his wife, as a woman, depends upon him and needs him for moral guidance. Dickens, we see, does not challenge his society’s constrictive views about the roles of women. However, by depicting a marriage in which a man and wife share some balance of power, Dickens does point toward an age of empowered women.
Wealth and Class
Throughout the novel, Dickens criticizes his society’s view of wealth and class as measures of a person’s value. Dickens uses Steerforth, who is wealthy, powerful, and noble, to show that these traits are more likely to corrupt than improve a person’s character. Steerforth is treacherous and self-absorbed. On the other hand, Mr. Peggotty and Ham, both poor, are generous, sympathetic characters. Many people in Dickens’s time believed that poverty was a symptom of moral degeneracy and that people who were poor deserved to suffer because of inherent deficiencies. Dickens, on the other hand, sympathizes with the poor and implies that their woes result from society’s unfairness, not their own failings.
Dickens does not go so far as to suggest that all poor people are absolutely noble and that all rich people are utterly evil. Poor people frequently swindle David when he is young, even though he too is poor and helpless. Doctor Strong and Agnes, both wealthy, middle-class citizens, nonetheless are morally upstanding. Dickens does not paint a black-and-white moral picture but shows that wealth and class are are unreliable indicators of character and morality. Dickens invites us to judge his characters based on their individual deeds and qualities, not on the hand that the cruel world deals them.
Mothers and Mother Figures
Mothers and mother figures have an essential influence on the identity of the characters in David Copperfield. Almost invariably, good mother figures produce good children while bad mothers yield sinister offspring. This moral connection between mothers and children indicates Dickens’s belief that mothers have an all-important role in shaping their children’s characters and destinies.
The success of mother figures in the novel hinges on their ability to care for their children without coddling them. Miss Betsey, the aunt who raises David, clearly adores him but does not dote on him. She encourages him to be strong in everything he does and to be fair at all times. She corrects him when she thinks he is making a mistake, as with his marriage to Dora, and her ability to see faults in him helps him to mature into a balanced adult. Although Miss Betsey raises David to deal with the difficulties of the world, she does not block those hardships. Instead, she forces David to confront them himself. In contrast, Uriah’s mother, Mrs. Heep, dotes on her son and allows him to dominate her. As a result, Uriah develops a vain, inflated self-regard that breeds cruel behavior. On the whole, Dickens’s treatment of mother-child relationships in the novel is intended to teach a lesson. He warns mothers to love their children only in moderation and to correct their faults while they can still be fixed.
Accented Speech
Dickens gives his characters different accents to indicate their social class. Uriah Heep and Mr. Peggotty are two notable examples of such characters whose speech indicates their social standing. Uriah, in an attempt to appear poor and of good character, consistently drops the “h” in “humble” every time a group of Mr. Wickfield’s friends confront him. Uriah drops this accent as soon as his fraud is revealed: he is not the urchin-child he portrays himself to be, who grew up hard and fell into his current character because of the cruelty of the world. Rather, Uriah is a conniving, double-crossing social climber who views himself as superior to the wealthy and who exploits everyone he can. Mr. Peggotty’s lower-class accent, on the other hand, indicates genuine humility and poverty. Dickens uses accent in both cases to advance his assertion that class and personal integrity are unrelated and that it is misleading to make any connection between the two.
Physical Beauty
In David Copperfield, physical beauty corresponds to moral good. Those who are physically beautiful, like David’s mother, are good and noble, while those who are ugly, like Uriah Heep, Mr. Creakle, and Mr. Murdstone, are evil, violent, and ill-tempered. Dickens suggests that internal characteristics, much like physical appearance, cannot be disguised permanently. Rather, circumstances will eventually reveal the moral value of characters whose good goes unrecognized or whose evil goes unpunished. In David Copperfield, even the most carefully buried characteristics eventually come to light and expose elusive individuals for what they really are. Although Steerforth, for example, initially appears harmless but annoying, he cannot hide his true treachery for years. In this manner, for almost all the characters in the novel, physical beauty corresponds to personal worth.
The Sea
The sea represents an unknown and powerful force in the lives of the characters in David Copperfield, and it is almost always connected with death. The sea took Little Em’ly’s father in an unfortunate accident over which she had no control. Likewise, the sea takes both Ham and Steerforth. The sea washes Steerforth up on the shore—a moment that symbolizes Steerforth’s moral emptiness, as the sea treats him like flotsam and jetsam. The storm in the concluding chapters of the novel alerts us to the danger of ignoring the sea’s power and indicates that the novel’s conflicts have reached an uncontrollable level. Like death, the force of the sea is beyond human control. Humans must try to live in harmony with the sea’s mystical power and take precautions to avoid untimely death.
Flowers
Flowers represent simplicity and innocence in David Copperfield. For example, Steerforth nicknames David “Daisy” because David is naïve. David brings Dora flowers on her birthday. Dora forever paints flowers on her little canvas. When David returns to the Wickfields’ house and the Heeps leave, he discovers that the old flowers are in the room, which indicates that the room has been returned to its previous state of simplicity and innocence. In each of these cases, flowers stand as images of rebirth and health—a significance that points to a spring like quality in characters associated with their blossoms. Flowers indicate fresh perspective and thought and often recall moments of frivolity and release.
Mr. Dick’s Kite
Mr. Dick’s enormous kite represents his separation from society. Just as the kite soars (vola in alto)above the other characters, Mr. Dick, whom the characters believe to be insane, stands apart from the rest of society. Because Mr. Dick is not a part of the social hierarchies that bind the rest of the characters, he is able to mend the disagreement between Doctor and Mrs. Strong, which none of the other characters can fix. The kite’s carefree simplicity mirrors Mr. Dick’s own childish innocence, and the pleasure the kite offers resembles the honest, unpretentious joy Mr. Dick brings to those around him.